“Gomma gomma, scemo scemo”.
Queste parole vi suonano familiari, vero? Già, parliamo dei celebri monoliti antropomorfi dell’Isola di Pasqua, resi ancor più celebri dal film “Una notte al museo” (2006). Pensate che per vederli non è più necessario volare di persona fino al punto in cui si trova quest’isola, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, né andare al Museo di storia naturale di New York per ammirare questi pezzi di arte antica!
Ciò che basterà fare sarà dunque recarsi a Vitorchiano e godere dell’opportunità di poter ammirare dal vivo uno dei pezzi della storia che lega il piccolo comune viterbese a Rapa Nui (“Isola di Pasqua” in pasquense).
Ma cosa ci fa un'opera tipica della cultura polinesiana nel bel mezzo della Tuscia?
La decisione di realizzare quest'opera non risale a molto tempo fa, ma solo al 1990. Il giornalista Mario D’amato, volendo promuovere il restauro dei Moai sull’Isola di Pasqua, cercò una pietra simile a quella usata per i monoliti originali, ossia il tufo vulcanico. Così il Comune di Vitorchiano, in quanto patria del Peperino (pietra vulcanica), fu scelto come luogo in cui costruire una perfetta copia della statua originale. Si fece un accordo tra l’amministrazione comunale e la cava di Peperino "Anselmi" affinché la famiglia Atan, originaria dell’Isola di Pasqua, potesse costruire un Moai identico a quelli presenti nella loro terra d’origine, restando fedeli anche al metodo di realizzazione, che avveniva attraverso il semplice utilizzo di asce e pietre.
La statua che si trova a Vitorchiano è tuttora l’unica statua Moai di dimensioni originali, presente al di fuori dell’Isola di Pasqua.
Non dimenticare di toccare il suo ombelico: porta fortuna!